
Dubbi e Dogmi
Dubbi e Dogmi. Di Etruscan Corner
“Meno del 50% di quello che vediamo si basa sulle effettive informazioni visive. Il resto si basa su quello che noi crediamo,ci aspettiamo di vedere e sulle credenze radicate” ~ Karl Pribam, neurofisiologo

Dubbi e Dogmi
Ci sono cose che l’archeologia ufficiale non è in grado di spiegare, anzi, a volte le ignora volgendo lo sguardo altrove. In questo caos si trovano persone che continuano a fare, disperatamente ma in modo molto determinato, la loro attività di ricercatore indipendente.
Gli archeologi spesso si rifiutano di ascoltare chi mette in discussione i loro dogmi. E rifiutano di rapportare la scoperta archeologica ad altre discipline. In particolare, dimenticano di inserire l’aspetto umano e spirituale nell’ambito delle loro interpretazioni di manufatti o, cosa per noi non secondaria, dei luoghi.
Lo sforzo interpretativo è rivolto sempre alla conoscenza della storia dell’umanità. E non si può non fare i conti con l’antropologia, i comportamenti umani, la loro spiritualità liberata dalla materialità.
In Italia questo tipo di attività non è riconosciuta e spesso è ritenuta il passatempo di alcuni “burloni pseudo-scientifici”, sempre in contrasto con i dogmi del pensiero predominante.

Lago di Bolsena
Dubbi e Dogmi
Luigi Catena è un appassionato della cultura etrusca, di archeologia e ricercatore e studioso indipendente della storia del territorio intorno al Lago di Bolsena.
Mi ritengo fortunato di vivere in un ambiente cosi antico e ricco di storia come il territorio che circonda il lago di Bolsena. Nel 2002 conobbi Giovanni Feo, studioso fuori dagli schemi, che affiancai nello studio di questo territorio.
Le mie ricerche e le mie interpretazioni si scontrarono per la prima volta con quelle accademiche nel 2011 quando l’università Ca’ Foscari iniziò gli scavi sul Monte Landro, a cui partecipai con Feo come osservatore.
Una parte dell’archeologia accademica pare volere, a tutti i costi, individuare in Orvieto il Fanum Voltumnae.
I risultati non corrispondevano alle analisi mie e di Feo dal momento che gli archeologi partivano dal presupposto che Velza (Volsinii in latino) corrispondesse alla città di Orvieto e il Fanum Voltumnae, il santuario federale etrusco, si trovasse lì.
Il tempio etrusco del monte Landro è ubicato nel comune di San Lorenzo Nuovo.
Il periodo di frequentazione di questo luogo sacro risale al XV secolo a.C. fino alla sua demolizione e abbandono avvenuta nel III secolo d.C. E’ uno dei templi più grandi dell’Etruria e merita una nuova descrizione storica. Perchè? Tutto quello fino a oggi pubblicato in merito dai vari archeologi ed etruscologi è molto discutibile e fuori dalla realtà in considerazione delle testimonianze archeologiche rinvenute e in molti casi volutamente, non considerate importanti.

Reperti Monte Landro
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Ad esempio, il puteale sacro in pietra vulcanica è considerato un semplice pozzo. Il puteale è largo alla base solamente 60 cm. è altro appena 33 cm. con un foro centrale di soli 27-29 cm.
Così come l’interpretazione di un manufatto scavato nel tufo avente le seguenti dimensioni 5 metri di lunghezza 2 metri di larghezza e 3 metri di profondità.
In un primo momento gli archeologi responsabili degli scavi lo interpretarono come una cisterna per la raccolta d’acqua piovana, dove i pellegrini si lavavano i piedi prima di entrare nel tempio (interpretazione errata e priva di un senso logico e scientifico), poi dietro alcune osservazioni fatte dal sottoscritto, si cambiò versione, era una struttura realizzata dopo la demolizione del tempio (III secolo d.C.) sempre per la raccolta d’acqua però non sappiamo a che cosa poteva servire questa acqua piovana raccolta.

Stanza Oracolare
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In realtà si tratta di una stanza oracolare la quale fu realizzata forse dopo un evento sismico il quale provocò una fuoriuscita dal sottosuolo del vapore caldo, proprio nel muro del temenos, muro che ospitò la stanza oracolare ricadendo nel mezzo del temenos, creando una sua rottura.
Dalla foto si vede il foro dove usciva del vapore caldo e il puteale era posizionato proprio sopra. Non da meno è la scritta in etrusco su un frammento di pietra dove si nota molto bene questo scritto in lettere etrusche “”…V E L(abrasata) e il CH” e una svastica. Indicherebbe il Dio Vulcano come già evidenziato nel fegato di Piacenza.
L’iscrizione è stata ritenuta dai responsabili degli scavi un falso; le successive analisi fatte dall’università di Viterbo datarono questo reperto al V secolo a.C. Però non fu mai preso in considerazione sempre dal prof. Adriano Maggiani, che invece risultò ben più importante dei frammenti di tegola del periodo romano.
Questi frammenti riportavano alcune incisioni tra cui le lettere HE, che hanno spinto gli archeologi-etruscologi a scrivere che il tempio del Monte Landro era dedicato a Ercole.

Scavi di Monte Landro
Dubbi e Dogmi
I dubbi sollevati dalle relazioni degli archeologi sono grandi come un palazzo, dubbi che fanno intravedere la possibilità di un pesante conflitto di interessi, da parte dei suddetti archeologi che, da oltre un decennio, sostengono di aver “scoperto” il tempio federale etrusco ( Fanum Voltumane) a Orvieto, senza però avere in mano una sola prova scientifica a sostegno della loro tesi.
Il conflitto di interessi è possibile in quanto gli archeologi che scavano al monte Landro sono esattamente gli stessi che sostengono di aver “scoperto” il Fanum Voltumae a Orvieto; ed è ovviamente loro interesse sostenere la loro “scoperta”, evitando di valorizzare le antichità etrusche del monte Landro, di Bolsena e del lago che, se fossero davvero valorizzate e rese note, farebbero cadere la centralità “sacra” di Orvieto come un castello di carte.
Per questi motivi ed altri la storia di questo luogo sacro deve essere tutta riscritta tramite nuovi studi interdisciplinari che coinvolgono archeologi, etruscologi, antropologi, geologi.
Nonostante gli eccezionali reperti rinvenuti sul tempio del monte Landro risalgono ad età arcaica, il tempio è definito dagli “etruscologi” come tempio”etrusco-romano”( III-II sec. a.C.).
Ma ancora più grave è l’intolleranza e la prepotenza con cui i suddetti “professori” si rivolgono a chi pone legittime domande e richieste di spiegazioni. Arroganza e prepotenza sono le armi di chi è debole e non ha basi dialettiche, né volontà di dibattere e confrontarsi.
Alterare la verità storica equivale a distruggere il rapporto identitario che riunisce il territorio con chi vi vive, e significa inquinare la memoria e l’identità comuni, creando i presupposti per quelle condizioni di sottocultura e inciviltà che sono il riferimento di ogni instabilità sociale.

Reperto, Monte Landro
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Per Info: Daya 340 4725236
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