
Boschi Sacri

Boschi Sacri
È anche dimora prediletta di spiriti, fauni, satiri, ninfe, Dei della Natura, a volte benevoli, a volte ostili: diventa necessario rendere loro omaggio per ingraziarseli con cibo, erbe odorose, preghiere, danze e canti o offerte votive da lasciare su pietre nascoste in luoghi segreti.
Le donne raccoglitrici furono le prime ad entrare in contatto con il mondo magico del Bosco e diventano le prime sacerdotesse di quello spazio dove nelle radure celate e protette si svolgono riti e cerimonie.
Nemus, Nemeton, Luk Eri:
“Bosco che contiene una Radura”
È un tempo in cui l’Europa è ricoperta di foreste e molti popoli eleggono il bosco a luogo sacro e di culto, carico di energia benefica.
Alberi e boschi hanno rilevanza centrale nella religiosità dei Greci, dei popoli Germanici e dei Romani. Soprattutto tra i Celti gli alberi sono simbolo e strumento della conoscenza iniziatica e di insegnamento spirituale: i boschi sono la residenza dei potenti Druidi e fonte di ingredienti per le loro pozioni magiche e medicinali.
I Celti chiamano il bosco sacro Nemeton; per i Romani è il Lucus o Nemus, la parte del bosco in cui riesce a giungere la luce del sole; per gli Etruschi è Luk Eri, il bosco sacro alla divinità Veltha, detta anche Voltumna, protettrice dei campi e patrona delle Lucumonie.
È sorprendente scoprire che per tutti è lo spazio sacro legato alle divinità naturali e racchiude altari rupestri e sorgenti.
Al sacro bosco vi si può accedere solo in particolari occasioni, feste pubbliche e processioni; si assiste a riti compiuti dai sacerdoti sull’altare e si può portare via un pezzetto di ramo dell’albero sacro ospitato nel sacello, il recinto sacro.
W. A. Bouguereau, 1873
Boschi Sacri
Una vasta area del bosco viene utilizzata a scopi profani come la caccia e gli alberi sono abbattuti per ottenere terreno da coltivare e legname per costruzione.

Per alcuni i Mostri di pietra sarebbero le poche, residue statue epigee etrusche, lascito prezioso di una civiltà ormai scomparsa e riassorbita in quella romana.
Culti Pagani e Boschi in Fiamme
Poiché il bosco era la dimora di déi, ninfe, satiri, era necessario chiedere al Nume del bosco il permesso di cacciare o tagliare legna.
Con l’avvento del cristianesimo il Bosco perde ogni sacralità: tutto è stato fatto da Dio per l’Uomo, che può disporre della natura come vuole e il Bosco è considerato materia senza vita. Viene rimosso tutto il significato spirituale della Natura perché ostacolo al suo sfruttamento e antitetico alla visione antropomorfica della divinità.
Boschi Sacri
Cresceva il potere autoritario e la diffusione della Chiesa cristiana e la difficoltà maggiore che incontrarono i sacerdoti in questa loro opera fu lo scontro con culti e credenze basati sullo stretto rapporto con la Natura nelle sue manifestazioni: gli alberi, le fonti e le pietre sacre.
Nel 292 un decreto dell’imperatore Teodosio proibirà e sanzionerà severamente la dendrolatria.
Il più noto persecutore dei boschi fu San Martino (315-397), uno dei fondatori del monachesimo in Occidente e ricordato per l’episodio della divisione del mantello con un mendicante seminudo e infreddolito.
Come Vescovo di Tours avviò un’energica lotta contro i culti arborei rurali abbattendo templi, alberi sacri e idoli pagani.
Tanta intolleranza non ebbe molto successo. Le cronache testimoniano il perdurare di riti legati a fonti o alberi, soprattutto nelle campagne.
Numerose sono le Fonti del Latte, ad esempio, dove le puerpere si recavano per essere aiutate nell’allattamento, sono un ricordo tramandato fino ai giorni nostri.
La croce stessa era un simbolo arcaico che raffigurava il Sole; la Madonna, a cui furono dedicate le Fonti e le Sorgenti Sacre dal forte potere miracoloso, ricordava le pagane divinità femminili.


Cristianizzazione dei Boschi Sacri
Le antiche foreste sacre vengono “esorcizzate” costruendovi attorno monasteri e disboscandole.
I Capitolari, le leggi emanate da Carlo Magno – rappresentante della Cristianità trionfante – condannano duramente coloro che praticano culti di ogni sorta accanto ad alberi, a pietre e a fonti sorgive.
Nonostante ciò il popolino continua a recarsi in questi luoghi e a fare offerte agli spiriti arborei rendendo inefficaci gli editti e le proibizioni.
La Chiesa decise allora di appropriarsi di quei luoghi cristianizzandoli: antichi alberi sacri invece di essere abbattuti venivano consacrati alla Madonna e ai Santi, furono costruiti piccoli santuari, nicchie votive ed edicole. Lo stesso vale per le pietre erette e gli altari rupestri, cristianizzati anch’essi.
Nei luoghi più inaccessibili vi si stabiliscono gli eremiti.
Boschi Sacri
Boschi Sacri
Lex Spoletina
Un esempio è l’Eremo di Monteluco, nei pressi di Spoleto. Il nome della frazione deriva dal termine latino lucus, ossia Bosco sacro, a conferma dell’importanza religiosa di questo luogo sin dai tempi antichi.
Qui fu trovata la lapide in marmo riportante la cosiddetta Lex spoletina (III secolo a.C.), una serie di norme scritte in latino arcaico, riguardanti le pene inflitte a chi profana il Bosco Sacro a Giove.
Intorno al V secolo d.C., Monteluco diventa sede di uno dei più vasti movimenti eremitici del tempo, guidati da Sant’Isacco di Antiochia e severamente vietato alle donne.
Poi venne l’Inquisizione con i suoi roghi e sulle sacre foreste scese il silenzio e l’oscurità.
Boschi Sacri
La simbologia dell’albero
Fino al Medioevo, quindi, la terra non è considerata solo sul piano fisico e materiale, ma anche spirituale.
La simbologia dell’albero è di per sé molto semplice e diffusa in tutte le civiltà.
Le radici affondano nel livello sotterraneo, il tronco e i rami più bassi rappresentano il livello terrestre, la chioma e i rami più alti sono in comunicazione con il cielo: l’albero era la metafora della relazione tra terra e cielo, tra terreno e divino.
L’Albero della Vita dei Vichinghi, Yggdrasil, ad esempio, sorregge tutti i tre livelli del Mondo. È un gigantesco frassino, il più sacro tra gli alberi, centro dell’Universo, intorno al quale erano seduti gli déi.
L’Albero della Vita della Cabala costituisce la sintesi dei più importanti insegnamenti ed è il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi:
L’Eden, il Paradiso dei Cristiani è un meraviglioso giardino. Un albero è la sede della conoscenza; il fico è una delle sette piante della Terra Promessa, citato spesso nell’Antico e Nuovo Testamento, così come il cedro del Libano:
«Sono sazi gli alberi del Signore / i cedri del Libano da lui piantati», Salmo 104, 16.
Nel Nuovo testamento, Gesù trascorre le sue ultime ore nell’Orto degli Ulivi dove prega e suda sangue ( Luca, 22,39-44). Nella domenica delle Palme celebrata prima della Pasqua, l’ulivo rappresentare Gesù, strumento di riconciliazione e di pace per l’umanità.
Cristo significa Unto del Signore e l’olio d’oliva è ampiamente usato nelle liturgie cristiane, dal battesimo all’estrema unzione.


Anno Mille
Intorno all’anno Mille la visione della Natura per i cristiani cambia. Non più sede e nascondiglio di déi pagani ma manifestazione dell’opera di Dio.
Uno dei Padri della Chiesa, San Bernardo di Chiaravalle (Bernard de Clairvaux 1090-1153), patrono degli agricoltori e assieme a Ugo di Payns fondatore dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio, dichiara che:
Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà. (Epistola 106 n.2)

Raccoglie da terra i vermicciuoli per non farli schiacciare; e per le api, affinché non muoiano d’inedia nel gelo dell’inverno, fa disporre miele e ottimo vino. Chiama col nome di “fratello” tutti gli animali, sebbene prediliga tra tutti le bestiole mansuete.
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Buongiorno, mi complimento per la saggezza espressa e sarà mia cura leggervi nella prossima pubblicazione.