
Escursione domenicale organizzata dall’Associazione Argilla Turismo Agro Falisco di Civita Castellana.
Il nostro territorio non smette mai di stupirci, svelando ogni volta paesaggi e monumenti stupefacenti. Anche domenica 20 settembre 2015, durante la passeggiata in compagnia delle guide dell’Associazione abbiamo scoperto luoghi interessanti sia dal punto di vista storico che naturalistico e paesaggi ancora intatti che, ne siamo convinti, sono gli stessi che tanti anni fa visitò George
Dennis durante il suo viaggio in Italia, alla scoperta degli Etruschi (1847). In questo caso però, siamo in quella porzione di territorio abitato dai Falisci che tanto hanno segnato la storia e le tradizioni di questi luoghi.
Così come la Via Amerina, surclassata oggi dalla Via Francigena nell’elenco delle vie di importanza storica.
La Via Amerina ha dei tratti particolarmente interessanti sia per la loro conservazione, sia per la presenza di monumenti, senza dimenticare il paesaggio unico la cui morfologia caratteristica è stata sfruttata nei secoli con la costruzione di ponti, tagliate, necropoli e catacombe.
Il territorio denominato Agro Falisco deve l’origine del nome alla popolazione dei Falisci che lo abitarono per lungo tempo. È compreso tra i confini naturali del fiume Tevere, dei Monti Cimini e Sabatini, da parte della provincia di Roma a Nord della capitale e dal settore meridionale della provincia di Viterbo. I Falisci ebbero molti contatti con la cultura etrusca pur mantenendo una autonomia e una entità etnica diversa.
Il paesaggio è sovrastato dalla presenza del Monte Soratte che, unico e isolato, domina la pianura circostante. Numerosi corsi d’acqua hanno eroso, nei secoli, il terreno vulcanico, dando origine a forre impressionanti segnando e caratterizzando tutta la regione.
Profonde spaccature, burroni ripidi e scoscesi. La continua ed inesorabile azione di erosione, prodotta da questi torrenti, sempre ricchi di acque in ogni stagione, ha formato alture tabulari, circoscritto penisole e isolato dorsali allungate tra due vallecole contigue e confluenti, determinando una morfologia, cui si è dovuta adattare la viabilità e, di conseguenza, gli insediamenti umani.
[…] Sulle ripide pareti tufacee sono state scolpite le necropoli e le dimore rupestri, caratteristica costante del paesaggio dell’Etruria Meridionale. Gli Etruschi e i Falisci trasformarono le rupi naturali in schiere di facciate architettoniche, creando delle vere e proprie città dei morti. L’operazione di scavo della roccia tufacea e il suo uso particolare ha rappresentato da sempre un archetipo del costruire e offre la immagine della continuità culturale delle popolazioni, che si sono avvicendate in questo territorio, e il loro modo di rapportarsi con l’ambiente naturale. Le forre del Treia e dei suoi affluenti rappresentano un paesaggio a sé stante e mettono in evidenza l’aspetto più tipico e selvaggio del cosiddetto “paesaggio etrusco”. Il fondo di queste vallate ancora oggi è occupato da una folta vegetazione, che, vista dall’alto, appare come un continuo e serpeggiante nastro verde.
Se queste gole destano tuttora timore e stupore, non c’è da meravigliarsi se fosse di tali dimensioni abbiano creato suggestioni e animato fantasie tra gli antichi abitatori di queste terre. Le forre hanno avuto un’importanza fondamentale per tutta l’Etruria Meridionale e ne hanno condizionato la cultura. Le loro ramificazioni e interconnessioni costituiscono una specie di rete viaria urbana, un mondo sotterraneo che differisce nettamente dalla superficie esposta. Le forre ci trasmettono la sensazione di trovarsi “al di dentro”, ci riconducono alle forze generatrici della natura.
Una terra non protetta: Le forre del Treia.
Civita Castellana, Lega Ambiente (stampa Tipografia Punto Stampa di Civita Castellana) – 1991
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