
Paestum Tomba del Tuffatore – Tarquinia Tomba della Caccia e della Pesca – Decorazione Cista Collezione Guglielmi
Acqua e gli Etruschi
Dalla terra si genera l’acqua, dall’acqua l’anima…
È fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e ogni altra cosa…
è dolce, salata, salmastra,
è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia
è piacere e paura, nemica ed amica
è confine ed infinito
è cambiamento e immutabilità ricordo ed oblio
(Eraclito)
Il concetto dell’acqua come principio della vita viene elaborato per la prima volta in Babilonia e da qui trasmesso a molte altre civiltà. Considerato elemento sacro e sorgente di ogni forma di vita è associata alla fecondità femminile: nell’acqua si sviluppa il feto nel grembo materno.
Il rapporto degli Etruschi con l’acqua era di fondamentale importanza: praticavano i loro culti all’aperto, nei boschi e vicino a sorgenti d’acqua, erigevano altari rupestri, veneravano alberi, animali, pietre. Ne è un esempio il cerchio di pietre di Poggio Rota nei pressi di Pitigliano.
Gli Etruschi ritenevano l’acqua un fattore essenziale e insostituibile nella vita di ogni giorno e come tale la rivestivano di importanza e sacralità. Non e’ insolito trovare nei luoghi sacri agli etruschi un tempietto delle acque dove l’acqua percorreva appositi canalini scavati nei massi di tufo, finendo in una sorta di bacile o vaschetta anch’essa scavata nel tufo.
Conoscevano le tecniche idrauliche già sperimentate in Egitto, Mesopotamia e Grecia; sapevano costruire canali e dighe per irrigare terreni aridi e sapevano prosciugare paludi; erano in grado di convogliare l’acqua tramite gli acquedotti fino alle città, dove veniva conservata in tutta la sua purezza in cisterne e pozzi. In alcuni luoghi dell’Etruria è possibile trovare i resti degli impianti progettati per lo sfruttamento dell’acqua piovana.
Gli Etruschi inoltre, conoscevano e praticavano la rabdomanzia, grazie alla quale era possibile scoprire le vene d’acqua nascoste nelle profondità della terra. I rabdomanti etruschi avevano infatti la capacità di percepire il campo energetico creato dall’acqua nel suo percorso sotterraneo.
Gli Etruschi avrebbero trasmesso tale Disciplina ai Romani che la definivano Etrusca, come le Discipline per la fondazione delle città, la divisione dei terreni e la definizione dei confini.
Nella Raccolta dei Marchesi Guglielmi di Vulci, conservata in Vaticano, è presente una piccola Cista* in bronzo decorata a sbalzo e ad incisione (725-650 a.C.) che combina vari elementi sacri agli Etruschi: motivi angolari e a zig-zag simboleggiano l’acqua ed erano già utilizzati dagli egiziani, uniti ad immagini stilizzate di uccelli acquatici, a voler rappresentare la combinazione tra acqua e cielo; i segni a doppie volute (cup spirals) che invece sono legati alla fecondità e alle forze rigeneratrici, sono retaggio di raffigurazioni già note in Oriente proprie della dea Ninharsag e nelle raffigurazioni della dea Ishtar (Iside) in Egitto. La connessione tra cielo e terra è simboleggiata da due rami stilizzati che raffigurano la forza creatrice del fulmine che produce l’acqua e gli alberi che rappresentano il tramite tra cielo e terra.
C’è poi la figura antropomorfa, stilizzata, che si tuffa in acqua che ricorda le immagini presenti sulle pareti di alcune tombe. Questa azione del tuffo nell’abisso ha in sé una forte carica sacra, una metafora della morte e della purificazione, dove l’atto del riemergere è inteso come il passaggio ad una nuova realtà esistenziale.
La venerazione delle acque sorgive, la meraviglia di fronte all’acqua che scaturisce dal sottosuolo, i luoghi sacri, i miti e le divinità ad essa legate rappresentano in modo straordinario l’importanza di questo elemento indispensabile per la vita dell’uomo.
Un popolo dalle origini misteriose, culturalmente avanzato, approda in questa terra vulcanica, fertile, ricca di acqua e di vegetazione, delimitata dai fiumi Arno e Tevere, dal Mar Tirreno e da colline che circondano laghi d’acqua dolce: il luogo ideale dove poter esprimere il senso profondo etrusco fatto di libertà, creatività, spiritualità e conoscenza.
Acqua, cielo e terra: questa è la geografia etrusca.
*Cista: recipiente di forma cilindrica tipico dell’antica civiltà greca e di quelle italiche fin dall’età del ferro, per uso quotidiano (per conservarvi oggetti di abbigliamento e di cosmesi) o per uso rituale (per occultare gli oggetti sacri) e come tale spesso deposto nelle tombe.
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Mi interessa molto l’argomento “gli Etruschi e l’acqua”, ma vorrei sapere se per questo intervento ci sono riferimenti bibliografici e se si possono avere. Grazie.
Grazie Miriam per il tuo interesse. Visitando il nostro sito avrai potuto verificare che non sempre seguiamo le teorie accademiche sugli Etruschi. I nostri articoli sono frutto di considerazioni personali. Pur partendo da studi e letture di documenti prodotti da storici e archeologi esponiamo sempre una nostra lettura e interpretazione della storia. Siamo convinti, infatti, che la Storia così come ci viene insegnata spesso andrebbe riscritta.
Puoi comunque trovare interessanti letture nei libri di Giovanni Feo, etruscologo di Pitigliano che offre nuove visioni circa la presenza della civiltà etrusca in Italia.
mi interesserebbe molto capire quali fossero i prodotti della terra cari agli etruschi, quale il loro cibo preferito, per poterlo specificare nei piatti che proponiamo ai clienti. Da qualche parte ho letto che ad esempio ritenevano che il tartufo fosse figlio del fulmine…poetico…
grazie
Tiziana